COREA DEL SUD: Un piccolo sogno, una grande speranza

Un piccolo SOGNO…1998…

Una grande SPERANZA…2008…

Un passo verso una SOCIETA’ MIGLIORE…2018…

Condividere con degli amici la propria esperienza di vita e sapere di essere ascoltato e compreso è bello ed è proprio quello che vorrei fare con questo semplice foglio.

Il 1998 e’ stato l’inizio di uno stupendo sogno.

Qui in Korea in quell’anno c’è stata una catastrofica crisi economica che ha fatto chiudere molte fabbriche e sbattuto tanta gente sulla strada: padri di famiglia senza lavoro, madri disperate perché i loro figli erano senza il necessario, giovani senza futuro. Nel mio cuore nacque un GRANDE SOGNO: alleviare un po’ di soffrenza a tutte queste persone che soffrivano. Che fare? Come fare? Da dove iniziare? Sapevo che la vicina parrocchia aveva un piccolo e fatiscente magazzino che non utilizzava. Andai dal parroco e gli chiesi di poter entrare in possesso di quella struttura precaria; con molta disponibilità il giovane sacerdote accettò la proposta. Ben presto lo squallido sgabuzzino si trasformò in una piccola reggia dove poter accogliere le tante persone che non avevano da mangiare. Era nata così la Casa di Anna. Due volte a settimana donavamo una cena calda. Poi, ascoltando il grido di dolore di quegli uomini e di quelle donne, abbiamo portato a tre, quattro, sei pasti settimanali. Tra loro c’erano molti malati che non si potevano curare. Abbiamo iniziato un piccolo ambulatorio, gratuito. Ricordo che agli inizi avevamo una stupenda équipe di dieci persone tra operatori sanitari, infermieri, farmacisti…ma gli homeless che venivano a farsi curare erano 6/7 al massimo. Io ero imbarazzato nei confronti di quei volontari. Così un giorno chiesi ad uno di loro: ”Perché non entri e non ti fai visitare?”. E quello di rimando: ”Perché mi dovrei curare? Per vivere una vita così? Meglio morire che campare in queste condizioni”. All’udire quell’affermazione rimasi scioccato. Quanta sofferenza in quegli amici. Nonostante ciò, a poco a poco le persone iniziarono a rivolgersi al medico, segno che una scintilla di vita era nata in loro. In seguito è partita la consulenza legale e quella del lavoro. Con il passare degli anni quel sogno che sembrava puro idealismo si era trasformato in una solida realtà che ormai non poteva essere più contenuta in quella fatiscente struttura: l’impianto elettrico era fuori legge, le tubature del gas erano pericolose, il sistema antincendio non esisteva, non sussistevano le più elementari norma di sicurezza.

Così nel 2008, con l’aiuto di migliaia di persone buone e generose , abbiamo costruito una nuova struttura per accogliere le circa 550 persone che venivano a trovarci ogni giorno. Quell’idea utopistica di tanti anni prima si era trasformata in un GRANDE CENTRO di SPERANZA per i poveri della città.

Ricordo che all’inizio i nostri ospiti si abbuffavano di cibo: due/tre volte la quantità di una persona normale (cucinavamo 120kg di riso al giorno). Incuriosito da quello strano comportamento, chiesi ad uno: ”Perché prendi così tanto riso? È enorme quello che mangi”. E lui : “Oggi posso mangiare…ma domani non so”. C’era paura e ansia nei loro cuori. Poi negli anni, vedendo che la Casa di Anna era una realtà stabile, si sono rassicurati: serviamo i pasti tutti i giorni, anche in quelli di festa e di riposo: al nostro centro non ci sono ferie… perché lo stomaco non va in vacanza! Ed hanno cominciato a nutrirsi in maniera normale. Oltre alla cena offrivamo un posto per dormire, le visite mediche, la consulenza legale, le docce, l’orientamento al lavoro, vestiti nuovi, il taglio dei capelli e una piccola fabbrica dove poter lavorare…Alla Casa di Anna facciamo tante attività a favore dei più abbandonati ma il più grande servizio che doniamo è offrire loro speranza: se c’è un povero che ha fame, sa che da noi c’è sempre un pasto caldo per potersi rifocillare; se un barbone ha problemi di salute sa bene che al nostro Centro ci sono dei dottori che possono curarlo; se c’è un diseredato con problemi di legalità e’ consapevole che da noi troverà dei premurosi avvocati che proveranno a risolvere il suo caso; se ha freddo, potrà usufruire del dormitorio; se vuole riscattarsi e ricominciare una nuova esistenza puo’ lavorare nella nostra piccola fabbrica… Ricordo che un giorno, mentre mi recavo in metro al lavoro, origliai casualmente la conversazione di due vecchietti giusto dietro di me: ”Ma io non so come fare! Non so dov’è. E poi mi vergogno”. “Non ti preoccupare, ti accompagno io…lì troveremo del buon cibo e delle persone sempre gentili pronte ad aiutarci. Non devi vergognarti: quelli della Casa di Anna sono disponibili e gentili, andiamo”. Quel piccolo sogno di tanti anni fa si era trasformato in uno SPAZIO DI SPERANZA per i tanti emarginati della nostra società.

Ora, dopo 20 lunghi anni, è arrivato il momento (Giugno 2018) di lasciare l’edificio dove stiamo perché l’affitto ventennale è scaduto e non è più rinnovabile.

“Che fare?”. Ho chiesto a me stesso. “Seppure sia una decisione triste e dolorosa, la sola cosa possibile da fare è finire questa esperienza. Dopo 27 anni di vita sulla strada credo che sia arrivato il momento pure per me di fermarmi anche perchénon ho la forza fisica e mentale per affrontare un nuovo progetto di 3,5 milioni di euro, e poi ho piu’ di 60 anni!”. Ragionamento logico, lineare e umanamente accettabile. Così lo scorso anno ho messo in pace la mia coscienza e ho preso la decisione di andare in pensione e chiudere il centro. Da quel momento sono cominciate le notti insonni, i conflitti interni, i dubbi, i rimorsi…:”Sì, io vado in pensione e giustamente mi riposo, ma questi amici dove andranno? Cosa faranno? Chi darà loro accoglienza, del cibo, una medicina quando ne avranno bisogno?” Il mio animo era tormentato. Non vivevo bene e non stavo bene…e il Maligno continuava a fomentare il mio ego: ”Sì, però tieni presente la tua posizione, la tua salute, il tuo futuro, il tuo tempo libero…”Dopo diversi mesi di notti agitate e dopo tanta preghiera e discernimento il 7 settembre 2016 in ginocchio davanti al tabernacolo con fede umile e semplice ho detto il mio “SI’” al Signore. Mi sono rimesso di nuovo in gioco ed ancora una volta ho deposto la mia vita nella mani di Dio: “Lui, che in questi lunghi anni vissuti sulla strada mi ha accompagnato e protetto, sicuramente mi aiuterà in questo difficile passaggio della mia vita”. Così con tremore ho preso la decisione di buttarmi in questa meravigliosa avventura.

Mi sono reso conto che non potevo io per primo INFRANGERE questo STUPENDO SOGNO che è la Casa di Anna. Non potevo SPEZZARE questa CATENA di SOLIDARIETA’ (ci sono 600 volontari e 5000 benfattori) che lega e avvolge in un tenero abbraccio migliaia di abbandonati. Non potevo negare che LA PRESENZA DI DIO in questi lunghi anni mi ha accompagnato, protetto, guidato, aiutato. No, non potevo… e basta.

Così ora, con tanta fiducia nel Signore, che non mi abbandonerà neanche in questa occasione, mi sono messo di buona lena alla ricerca di 3,5 milioni di euro (questa è la cifra di cui abbiamo bisogno) per costruire la NUOVA Casa di Anna. Quando questa sarà terminata, non sarà una semplice costruzione tra le tante ma un MONUMENTO all’AMORE e alla SOLIDARIETA’ della gente nei confronti dei piu’ deboli, i piu’ poveri, gli abbandonati, gli ultimi.

Questa nuova casa sarà un momumento alla bontà, al bene, al buono e racconterà alle future generazione che quando uomini e donne di buona volontà si uniscono insieme nel nome della condivisione, della solidarieta’ e dell’amore si può costruire una societa’ migliore.

Amici carissimi, ho ancora tanta paura e tanti dubbi affollano nel mio cuore, ma se anche voi mi accompagnerete con una semplice preghiera e sincero affetto, sono sicuro che anche questa stupenda opera vedrà la luce.

Grazie, conto sulla vostra preghiera,

Vincenzo

PS: . Se qualcuno vorrà porre un piccolo mattone nella costruzione di questo MONUMENTO alla SOLIDARIETA’, sarà il benvenuto e lo potra’ fare attraverso la Procura delle Missioni Oblate.