Luoghi di missione… nelle piazze

La Chiesa ha cercato in ogni tempo le parole e i metodi migliori per evangelizzare, per trasmettere la Buona Novella. Ci sono stati tempi in cui la fede veniva trasmessa automaticamente, dove quasi sempre e per tradizione, nascere e diventare cristiani andavano di pari passo. Si imparava a credere come si imparava a vivere. Lo sappiamo, non si nasce cristiani, lo si diventa. È importante per noi battezzati, discepoli missionari, poter facilitare l’incontro con Gesù, renderci presenti nei luoghi dove l’umanità vive, lavora, si ritrova. Spesso non c’è la possibilità di parlare della fede, però il vivere autenticamente e coerentemente può far sorgere delle domande da parte di chi ci guarda. Il nostro testimoniare ciò che siamo può far riecheggiare quanto diceva un antico scrittore a riguardo dei cristiani: «Guardate come si amano» (Tertulliano). I primi cristiani venivano riconosciuti e stimati per l’amore vicendevole, perché l’amore si vede ed è reale, non è virtuale. Questo avviene anche oggi. Ricordo quando in Camerun una delegazione di uomini e donne veniva da noi missionari chiedendoci di «avere la Chiesa» nel loro villaggio; talvolta lo facevano per avere dei vantaggi che si concretizzavano in progetti di sviluppo, ma alla nostra domanda finale «perché volete la Chiesa»? la loro risposta era quasi sempre: «abbiamo visto il modo di vivere dei cristiani di quel villaggio, anche noi vogliamo vivere come loro»! La vita autentica diventava segno e presenza del Signore, la coerenza al Vangelo diventava evangelizzazione e attirava altre persone ad abbracciare la fede. In questo senso ogni luogo e ogni persona è la piazza dove consentire il «contatto» con il Signore. Gesù ci invita a uscire dalle nostre comodità e sicurezze: «uscite per le piazze e per i crocicchi» (Lc 14,13) per essere fermento, per innescare processi di incontro con il Signore. Seminiamo a piene mani, poi qualche frutto verrà. L’importante è seminare. Facciamo nostro l’invito di papa Francesco per cercare di essere una Chiesa in uscita. In uscita per andare dove? Per incontrare chi? Per fare cosa? La Chiesa in uscita è una Chiesa missionaria nella quale non si tiene egoisticamente il tesoro che abbiamo ricevuto, ma ne facciamo dono agli altri. Come? Ognuno troverà il modo per esserlo. Come quei ragazzi a Genova che invitavano i loro coetanei a «confrontarsi per qualche attimo» sulla realtà del Cristo. Come quei laici che sul lungomare di Catanzaro Lido «perdevano tempo» con i passanti per manifestare la gioia della loro vita con il Signore. Come quei giovani a Dakar che andavano a cercare i «giovani cristiani tiepidi verso la Chiesa». Come… ognuno può inventarsi come essere discepolo missionario nelle piazze del suo vivere, dando un po’ del proprio tempo per dare una possibilità a una persona di incontrare il Cristo.

Concludo con la preghiera di papa Francesco alla Vergine Maria al termine dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium.

Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci l’audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno.

Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga fino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen.

Flavio Facchin omi