Sahara Occidentale e il lavoro con i Migranti

Nel Sahara Occidentale abbiamo alcuni Missionari Oblati che assicurano la presenza della Chiesa in un Paese in cui la totalità della popolazione è musulmana, eccetto i migranti che arrivano qui con la speranza di poi partire verso le isole Canarie. Raggiungendo queste isole i migranti si trovano in Europa, in quanto le Canarie fanno parte della Spagna. Con un gruppo di Amici delle Missioni Omi l’anno scorso, nel mese di luglio, abbiamo passato alcuni giorni con i nostri Oblati, conoscendo così la loro vita e il lavoro che svolgono, soprattutto con i migranti. Alcuni mesi prima c’è stato un gruppo di Amici che dalla Spagna ha passato un po’ più di una settimana in questa nostra Missione.

Gli Oblati sono arrivati in questo Paese nel 1954, quando il Sahara Occidentale era ancora sotto l’amministrazione spagnola. La loro missione era principalmente quella di assistere la poco numerosa popolazione cristiana del territorio, soprattutto spagnoli. Dal punto di vista ecclesiastico, fu creata una prefettura apostolica e fu affidata a loro. Nel 1975, quando gli spagnoli lasciarono il Paese, gli Oblati rimasero perché la Chiesa rimanesse viva e per continuare a fare l’unica cosa che potevano fare: essere testimoni silenziosi e oranti nel nome di Gesù. Lasciamo la parola a fratel Silvio Bertolini, Responsabile della Missione.

«E la missione continua! Vi sarà capitato altre volte di leggere qualcosa sulla missione del Sahara Occidentale, un territorio di pochi Km², più piccolo dell’Italia e con circa 1.200.000 abitanti. In tutto questo territorio così esteso ci sono solo due parrocchie distanti l’una dall’altra 530 km. La chiesa più a nord, verso il Marocco, si trova ad Agadir che dista 640 km da Laayoune e quella più a sud si trova a Nouadhibou, a 430 km da Dakhla. Quattro luoghi di culto distribuiti su una distanza come da Aosta a Palermo. E noi cosa ci facciamo qui sperduti in mezzo al deserto? Lo lascio dire a uno che è venuto a trovarci: «Semplicemente tengono viva la presenza di Gesù in questa terra musulmana. Sono la Chiesa! Lo sono giuridicamente, perché padre Mario è il Prefetto apostolico, quello che qui rappresenta il Papa. Ma lo sono soprattutto perché tengono viva la presenza di Gesù. Gesù Eucaristia, nel tabernacolo»… È una grossa responsabilità in questo paese dove il 100% dei suoi abitanti è Musulmano, ma dove ugualmente riusciamo ad avere dei rapporti cordiali con tutti. Alcuni di questi sono rimasti legati da amicizia visto che hanno frequentato all’epoca le scuole spagnole o hanno lavorato per un motivo o per l’altro da noi. Da alcuni anni le nostre due parrocchie sono frequentate da alcuni rappresentanti cristiani dell’ONU, da migranti e da studenti Subsahariani, da rappresentanti di Consolati Africani. Sono circa una settantina i fedeli che frequentano la Chiesa di Dakhla e di Laayoune. Come succede in ogni parrocchia, cerchiamo di seguirli nella loro formazione cristiana. Lo scorso anno abbiamo celebrato sei battesimi.

Un’altra realtà importante nella quale siamo impegnati è la Caritas. Nelle due cittadine di Dakhla e Laayoune, a partire dal 2015 la presenza dei migranti è aumentata di anno in anno e anche se la polizia a volte cerca di ostacolare la loro presenza sono diverse migliaia di persone che cercano un lavoro anche solo provvisorio per poter poi continuare l’avventura verso la terra promessa. Da sempre i popoli si sono spostati alla ricerca di condizioni migliori di vita… I tre centri Caritas sono frequentati ogni anno da diverse centinaia di persone che per salute, gravidanze o per chiedere aiuti in beni alimentari vengono da noi. Molti di loro però si “perdono” prima di arrivare nella terra promessa. Nel corso del 2022 nella traversata dell’Oceano Atlantico si sono perse 2.390 vite, tra cui 288 donne e 101 bambini tutti diretti in Spagna. Oggi c’è stato il funerale di un trentenne della Costa d’Avorio con sole una quindicina di persone presenti alle sue esequie. Nessun parente presente. È stato sepolto al «cimitero dei cristiani» e dei senza nome, in pieno deserto. Soltanto i musulmani possono essere sepolti nel cimitero, gli altri… in un campo squallido, con tombe senza nomi, senza una croce, a volte con un numero sopra una pietra. Sono i cristiani anonimi, oppure i corpi delle persone trovate in mare… Che desolazione. I poveri rimangono poveri anche da morti. Forse Dio non fa distinzione tra i morti, sono tutti figli suoi, circoncisi e non circoncisi.

Qualche confratello scherzando a volte mi dice: ma cosa avete da fare voi nel Sahara? L’unica risposta che a volte mi viene è: Vieni e vedi!»