Guinea Bissau: un aggiornamento da Antula

Antula, (Guinea Bissau), 08.01.2016

Carissimi amici,

l’estate scorsa ho avuto la possibilità di trascorrere due mesi e mezzo in Italia. Ho passato gran parte del tempo nel mio paese, Velo Veronese, ma ho avuto modo di incontrare amici e confratelli anche a in altre parti d’Italia.

Darci, Celso, JonathanDa più di tre mesi mi ritrovo in Guinea Bissau, nella parrocchia San Francesco di Antula, un quartiere della capitale Bissau. Sono insieme ad altri miei confratelli: p. Giancarlo, p. Roberto e p. Georges. Vi mando anche i loro saluti.

Verso la fine dello scorso ottobre abbiamo avuto a gioia di accogliere tra noi per alcuni giorni due sacerdoti nostri amici, p. Jonathan, monaco Benedettino dell’Inghilterra, e P. Darci, missionario della Consolata, del Portogallo. Abbiamo passato insieme dei giorni molto belli, di fraternità e comunione.

La nostra parrocchia comprende una parte di città e un’altra di periferia. Quest’anno quelli che si sono iscritti per la preparazione al Battesimo sono 2.600, per la più parte adolescenti e giovani, divisi in 7 anni. Tanto è lungo infatti il periodo di catecumenato. I catechisti sono 175. Se da una parte è bello vedere tanta gioventù desiderosa di far parte della famiglia cristiana, altrettanto importante è la fedeltà e la coerenza che ne devono conseguire. Abbiamo appena iniziato l’Anno Santo della Misericordia. Anche qui nella nostra diocesi è stata celebrata una Messa di apertura ed è stata aperta la porta santa. Vogliamo che anche nella nostra parrocchia questo sia un momento di rinnovamento e che ci sia una nuova presa di coscienza della vocazione cristiana.

La chiesa in costruzionePer i nostri parrocchiani non abbiamo ancora una chiesa; la domenica usiamo un salone, ma molta gente resta fuori. La chiesa comunque è in costruzione. Possiamo dire anzi che siamo a buon punto; manca ancora il tetto, oltre al pavimento e alle altre rifiniture, ma i muri ci sono. Tanti hanno contribuito a quest’opera. Ringrazio di cuore, a nome di tutti. Confidiamo ancora nella vostra generosità.

La Guinea Bissau è un piccolo paese dell’Africa occidentale, con circa un milione e mezzo di abitanti. E’ un paese povero, ma se a questo si aggiungono anche i fattori climatici e gli scompensi dell’ecosistema, la situazione diventa ancora più problematica. Quest’anno infatti in molte risaie è penetrata l’acqua del mare (causa l’innalzamento dei mari?) rovinando le piante e quindi compremettendo seriamente il raccolto. Da tener presente che il riso è l’alimento principale in questo paese.

Essendo comunque piccolo come paese, non dovrebbe essere difficile da governare. Invece ci troviamo in una continua instabilità. Due anni fa, dopo un susseguirsi di colpi di stato, si era finalmente arrivati all’elezione del Presidente, dei deputati al Parlamento, alla nomina del Primo Ministro e alla formazione del Governo. Tutto cominciava ad andar bene: i funzionari statali erano pagati, alcune imprese si erano messe a lavorare, ma questo non è durato nemmeno un anno, perché ci siamo ritrovati in poco tempo senza Governo. In questo momento si sta vedendo come formarne uno nuovo. Speriamo davvero che si prenda coscienza dell’importanza di occuparsi del bene comune; questo naturalmente vale per tutti, ma in particolare per quelli che hanno l’autorità.

La Chiesa ha un ruolo importante da svolgere in questo contesto, che consiste inanzitutto nella formazione delle coscienze. I cristiani sono chiamati ad essere “sale e luce del mondo” come aveva detto Gesù agli apostoli (Mt. 5,13.14).

Ogni battezzato è missionario, ci ricordava Papa Francesco in un’udienza generale dello scorso anno; diceva: “In virtù del Battesimo noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo. Tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore ci ha assegnato”. 

Alcuni amici mi hanno chiesto un’esperienza sopra la misericordia. Ho pensato di scrivere quanto inviato al settimanale diocesano “Verona Fedele”:

Cadi e MosèUna sera, dopo la Messa, due signore vennero nell’ufficio parrocchiale. Una la conoscevo bene, perché frequenta la chiesa ed è membro attivo della nostra parrocchia. L’altra signora, mussulmana, sua amica, mi disse di chiamarsi Cadi. Non l’avevo mai vista. Aveva um bambino in braccio, di 4 mesi. 

Mi raccontò subito la storia: si trovava in città quando una ragazza le chiese se poteva tenerle il bambino. Appena lo prese nelle sue braccia, la ragazza scomparve. Cadi non sapeva che fare, dal momento che il bambino aveva pochi giorni. Lo portò all’ospedale, e subito un medico si prese cura di lui. Non solo, ma le diede anche dei soldi per comperare un biberon e del latte. Dopo pochi giorni Cadi portò il bambino a casa sua, dal momento che nessun si faceva vivo. Ha già quattro figli, e questo sarebbe il quinto. Ha pensato di dargli il nome di Mussa (Mosè) perchè salvato miracolosamente. 

Mi diceva che non poteva abbandonare questo bambino, anche se non sa da dove viene. “È Dio che me lo ha dato”, diceva, “lo tratterò come fosse mio”. Mi chiedeva se avessi del latte per bambini. Oggi sono andato a comperare del latte adatto ai bambini di pochi mesi. 

Credo proprio che Cadi, anche se probabilmente non sa del Giubileo, stia mettendo in pratica la misericordia.   

Termino qui per ora con un augurio a tutti di felice anno 2016.

Che le nostre parrocchie siano testimoni visibili della misericordia di Dio e annuncino Cristo al mondo.

p. Celso Corbioli omi