La missione della Chiesa ha come modelli Gesù, l’inviato del Padre, e lo Spirito Santo. Anche Maria, la Madre di Gesù, è per noi maestra e modello di missione. Le pagine del Vangelo ci offrono qualche tratto di Maria e del suo essere “discepola missionaria”, lei che è stata splendore e capolavoro di Dio e dell’umanità. Maria è venerata come “Santa Madre di Dio” (Theotókos) da cattolici e ortodossi. La santità di Maria viene riconosciuta, con sfumature diverse, nelle Chiese protestanti, luterane e anglicane, dove però non è venerata. È interessante notare che Martin Lutero scrisse un commento al Magnificat, una lunga meditazione sulla vita di Maria, proposta come modello a cui ispirarsi. Nella premessa a questo commento Lutero si augura che Maria ci «meni alla salvezza e ad una vita degna di lode, sì che possiamo nella vita eterna celebrare e cantare questo eterno “Magnificat”». Nel Corano la sura 19 porta il nome di Maria e anche per l’Islam Maria è « ﻣﺮﻴﻢ ﺑنت ﻋﻤﺮﺍﻥ» , “Maryam bint ʿImrān”», ovvero “Maria la Madre di Gesù”. Citata 34 volte nel testo sacro per i musulmani, Maria occupa un posto privilegiato in tutto il mondo islamico. Tanti anni fa nel nord Camerun un anziano mi disse una frase stupenda: «Chi si ammala di Gesù, figlio di Maria, non guarisce più», e mi confidava che nella sua preghiera c’era sempre un momento per Maria e per Gesù. Durante gli anni che ho passato in Senegal talvolta mi è capitato di essere invitato da qualche imam a pregare insieme con i fedeli della sua comunità ed erano felici quando recitavo l’Ave Maria in wolof. Nella parrocchia Maria Immacolata, alla periferia di Dakar, spesso c’erano musulmani in preghiera davanti alla statua della Madonna situata nella corte della chiesa. Per cristiani e musulmani Maria è un modello di fede e una possibile via di dialogo e di fratellanza.
Fin dai primi tempi della Chiesa sono stati composti numerosi canti per lodare Maria e chiedere la sua protezione e la sua intercessione a Dio e sono incalcolabili i dipinti e le statue che la raffigurano in ogni angolo della terra. Nei crocicchi dei nostri paesi, nei sentieri di montagna e nelle nostre case c’è spesso una statua o un’immagine della Vergine. Poeti e scrittori ne hanno cantato la bellezza con preghiere e poemi. Dante Alighieri, nel Canto XXXIII del Paradiso, la descrive come creatura eletta e amata da Dio e dall’umanità, la mediatrice per ottenere le grazie divine, la persona in cui si trova la perfezione dell’umanità.
La «serva del Signore» (Lc 1, 38) ci aiuta a conformare la nostra vita di discepoli missionari alla sua stessa vita. “Ad Jesum per Mariam” (A Gesù per Maria) è il motto che ha segnato la vita e l’opera di San Luigi Grignion de Monfort. Questo santo ci invita a vivere come Maria, lei che è il «mezzo più perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e unirci a lui». È come se Maria ci indicasse il cammino per essere «un altro Gesù», è come se ci sollecitasse a essere noi stessi un Vangelo aperto per l’umanità. C’è uno scritto di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, che propone una “Via Mariae“, un cammino sui passi di Maria a partire dagli eventi da lei vissuti: «Sono entrata in chiesa un giorno e con il cuore pieno di confidenza chiesi [a Gesù]: “Perché volesti rimanere sulla terra, su tutti i punti della terra, nella dolcissima Eucaristia, e non hai trovato, Tu che sei Dio, una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria?”. Nel silenzio sembrava rispondesse: “Non l’ho portata perché la voglio rivedere in te”». Rivedere Maria in me, in te, in ciascuno di noi: vivere come Maria per essere autentici discepoli del Signore (Maria è stata la prima discepola), vivere come Maria per essere portatori del Signore, vivere come Maria per essere missionari del Signore. Sappiamo che la conoscenza della Scrittura è conoscenza del Signore, ma la conoscenza delle Scritture è anche conoscenza di Maria. Allora vorremmo seguire i passi di Maria presenti nel Vangelo per essere come lei: discepoli, portatori e testimoni del Cristo.
All’annuncio dell’Angelo (Lc 1, 26-38). «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te… Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». Dio ha chiesto a Maria la sua collaborazione per farsi uomo, per essere uno di noi e condividere ciò che siamo e viviamo. Maria è la donna missionaria nella libera disponibilità alla chiamata di Dio, accogliendo l’invito ad entrare nel suo grande progetto per l’umanità di ogni luogo e di ogni tempo. «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»: dicendo il suo sì accoglie nel mondo il Figlio di Dio che, «assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini», entra nella nostra storia attraverso Maria. Oggi lei ci chiede di far conoscere il Signore e la sua Parola. Nel sì di Maria vorremmo anche noi dire il nostro sì a Dio.
Nella visita ad Elisabetta (Lc 1, 39-56). «Maria si alzò e andò in fretta». Dopo l’annuncio dell’angelo, Maria si mette subito in cammino per condividere la sua gioia e aiutare la cugina Elisabetta che aspetta un bambino, che sarà chiamato Giovanni. Una partenza organizzata rapidamente per portare una buona notizia, un annuncio. «È troppo affermare che sotto quella parola (annuncio) si condensi il compito missionario della Chiesa la quale, dopo la risurrezione del Signore, ha il compito di portare nel grembo Gesù Cristo per offrirlo agli altri, come appunto fece Maria con Elisabetta?» (don Tonino Bello). L’attenzione e l’amore del prossimo fanno parte dell’annuncio e del modo con cui Dio esprime, attraverso di noi, le sue attenzioni e il suo amore. Maria è la donna missionaria nel servizio al prossimo quando decide di partire in fretta per farsi compagna di Elisabetta nell’esercizio della carità, gratuitamente, condividendo la gioia del Tesoro che porta nel suo grembo. Oggi Maria chiede anche a noi di “farci prossimi”, attenti e premurosi alle necessità di uomini e donne che incrociamo nei sentieri della nostra vita.
A Betlemme (Lc 2, 1-20). «Diede alla luce il suo figlio». Con il suo sì Maria diventa protagonista di una grande missione: consentire a Dio di entrare nella storia degli uomini in Gesù, Uomo-Dio. Con il suo sì a Dio Maria diventa “donna missionaria”, colei che si fa dimora del Figlio, tabernacolo vivente, luogo santo, santificato dalla presenza di Gesù. Maria è la donna missionaria perché accetta di diventare la madre del Signore e di farsi compagna della sua missione, seguendolo fino al dono supremo sulla croce. Oggi Maria ci invita ad accogliere la Parola di Dio per renderla visibile con la nostra vita. Siamo chiamati a generare il Signore nei luoghi e tra le persone che abitano la nostra esistenza.
Alla presentazione di Gesù al Tempio (Lc 2, 22-40). «Portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore… Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima”». Giuseppe e Maria offrono Gesù a Dio. Maria è la donna missionaria che vive la sua vita come una continua offerta di sé stessa nell’ordinario dell’esistenza. Oggi Maria ci propone di offrire le nostre vite a Dio, per seguirlo come discepoli e per essere missionari, affinché ogni parola e ogni gesto possano diventare manifestazione del Signore.
Nella fuga in Egitto (Mt 2, 13-23). Subito dopo la visita dei Sapienti venuti dall’Oriente con i loro doni, l’angelo dice a Giuseppe di non tornare a Nazareth e di andare in Egitto. Maria è la donna missionaria nell’aver condiviso quanto sperimentano tanti migranti, anche lei costretta a lasciare la sua terra e la sua gente per fuggire dal pericolo che minaccia la sua famiglia, Gesù in particolare; si fa così compagna di tanti uomini e donne che vivono il dramma dell’emigrazione in ogni parte del mondo. Oggi Maria ci interpella a riconoscere il volto del Cristo straniero, profugo, povero e, se possibile, farci promotori di accoglienza, protezione, promozione e integrazione.
Al ritrovamento di Gesù nel Tempio (Lc 2, 41-52). «Tornarono in cerca di lui a Gerusalemme… lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava». Quando Gesù aveva dodici anni, Maria e Giuseppe lo condussero a celebrare la Pasqua nel Tempio di Gerusalemme. Sulla via del ritorno verso Nazaret non lo trovarono nella carovana e, preoccupati, si misero a cercarlo. Lo ritrovarono nel Tempio. Maria è la donna missionaria che ha “perso Gesù”, questo figlio inviato dal Padre per i suoi disegni, che spesso lei non comprendeva pienamente. Oggi Maria ci esorta a vivere con generosità nella volontà di Dio, nelle situazioni belle come in quelle difficili o dolorose.
Alle nozze di Cana (Gv 2, 1-11). «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» dice Maria a quelli che servono gli invitati al banchetto di nozze. L’inizio dei segni di Gesù a Cana di Galilea, quando cambia l’acqua in vino, apre il cuore dei discepoli alla fede grazie all’intervento di Maria. Maria è la donna missionaria perché sa farsi attenta ai dettagli che rendono speciale ogni istante della vita propria e altrui. Anche noi siamo invitati a fare ciò che il Signore ci chiede. Maria ci invita a donare la testimonianza della fede anche attraverso l’attenzione ai piccoli particolari che spesso fanno la differenza del nostro “essere missione”.
A Nazareth (Lc 2, 51-52). «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». La missione comincia da noi stessi e nei luoghi usuali della nostra di vita. Come ogni madre, Maria dona la vita al figlio non solo nel concepimento, nei mesi di gravidanza e nel parto, ma anche durante gli anni della sua esistenza. Un’amica, parlando dei suoi tre figli ormai grandi, mi confidava: «I miei figli li ho portati per nove mesi in grembo e ora… li porto con me per tutta la vita». In un documento del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici c’è una frase molto bella e significativa: «Maria, regina degli apostoli,… mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio, e cooperava in modo del tutto singolare all’opera del Salvatore» (Apostolicam Actuositatem, 4). Così il nostro essere battezzati e il nostro essere missionari si sviluppa e cresce lungo l’ordinario della vita. Maria è la donna missionaria nel suo vivere feriale di Nazaret, che in fin dei conti è il cantiere dove si costruisce la storia. Oggi Maria ci sollecita a essere discepoli missionari negli eventi semplici e talvolta nascosti della nostra esistenza, ma non per questo meno fecondi.
Ai piedi della Croce (Gv 19, 25-27). «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdala». Maria ai piedi della croce vive la desolazione più grande e la povertà estrema del perdere quanto ha di più caro. Allo stesso tempo esprime un immenso amore per l’umanità. Gesù, con le braccia aperte, è come se volesse abbracciare tutta l’umanità. La Croce diventa il luogo dove il Cielo tocca la Terra e la Terra tocca il Cielo. Così per noi, la Croce di Gesù ci sollecita ad affrontare le difficoltà della vita, anche nei momenti di buio. Maria è la donna missionaria anche nel momento del dolore, perché ha il coraggio di restare presso la Croce del Figlio, pienamente coinvolta nella passione. Oggi Maria ci invita ad assumere le nostre sofferenze, banco di prova della fede, e di essere vicini a coloro che vivono momenti di lontananza, incomprensione, dolore, quando più acuto è il loro bisogno di sentire una presenza amica, specialmente la presenza di Dio.
Al mattino di Pasqua echeggia il grido che il Signore è Risorto, è vivo (Mt 28, 1-10). «Gesù, il crocifisso, è risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». In un testo sorprendente don Tonino Bello pensa che Maria sia presente al momento della Resurrezione: «Molti si chiedono sorpresi perché mai il Vangelo, mentre ci parla di Gesù apparso nel giorno di Pasqua a tantissime persone, come la Maddalena, le pie donne e i discepoli, non ci riporti, invece, alcuna apparizione alla Madre da parte del Figlio risorto. Io una risposta ce l’avrei: perché non c’era bisogno! Non c’era bisogno, cioè, che Gesù apparisse a Maria, perché lei, l’unica, fu presente alla Risurrezione… Come fu presente, l’unica, all’uscita di lui dal suo grembo verginale di carne. E divenne la donna del primo sguardo su Dio fatto uomo… Così dovette essere presente, l’unica, all’uscita di lui dal grembo verginale di pietra: il sepolcro “nel quale nessuno era stato ancora deposto”. E divenne la donna del primo sguardo dell’uomo fatto Dio. Gli altri furono testimoni del Risorto. Lei, della Risurrezione». Maria è la donna missionaria della Resurrezione, l’evento che sta al cuore della nostra fede, della nostra vita, del nostro annuncio. Oggi Maria ci incoraggia a nascere e a rinascere sempre nel nostro impegno missionario. «Non basta nascere. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno» (Pablo Neruda).
Nel Cenacolo (At 1, 14). «Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù». Lo Spirito Santo, insieme all’Eucarestia, è il più grande dono che Gesù ha fatto alla Chiesa. È lo Spirito di Dio l’artefice principale dell’opera missionaria. È lo Spirito che ci dona forza e ci rende capaci di testimoniare e annunciare la Parola in ogni periferia geografica e sociale. Maria è la donna missionaria che accoglieva con la comunità dei credenti i doni dello Spirito e che si lasciava guidare dallo Spirito. Così anche per noi oggi lo Spirito di Dio «ci insegna ogni cosa» per farci scoprire campi inesplorati di nuove evangelizzazioni. Lo Spirito è creatore e ci fa essere discepoli creatori. Oggi Maria ci esorta a lasciarci modellare dallo Spirito per essere discepoli capaci di avviare processi di missione per portare l’umanità a Dio.
Maria, porta del Cielo. Unita a Gesù durante la sua vita terrena, Maria è unita al Figlio anche in Cielo. Per ciascuno di noi diventa un segno di speranza: sappiamo che abbiamo presso Dio una Madre che ci attira a Lui, ci porta a Gesù, ci aiuta nel nostro continuo rinnovamento missionario. Maria è la donna missionaria che ci precede nell’eternità di Dio e diventa per noi “un passaporto per il Cielo” (Sant’Eugenio de Mazenod). Le chiediamo di renderci forti nella fede, vigilanti nell’attesa e attenti nella carità.
«Santa Maria, donna missionaria, concedi alla tua Chiesa il gaudio di riscoprire, nascoste tra le zolle del verbo mandare, le radici della sua primordiale vocazione. Aiutala a misurarsi con Cristo, e con nessun altro: come te, che, apparendo agli albori della rivelazione neotestamentaria accanto a lui, il grande missionario di Dio, lo scegliesti come unico metro della tua vita. Quando essa si attarda all’interno delle sue tende dove non giunge il grido dei poveri, dalle il coraggio di uscire dagli accampamenti. Quando viene tentata di pietrificare la mobilità del suo domicilio, rimuovila dalle sue apparenti sicurezze. Quando si adagia sulle posizioni raggiunte, scuotila dalla sua vita sedentaria. Mandata da Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi. Nomade come te, mettile nel cuore una grande passione per l’uomo. Vergine gestante come te, additale la geografia della sofferenza. Madre itinerante come te, riempila di tenerezza verso tutti i bisognosi. E fa’ che di nient’altro sia preoccupata che di presentare Gesù Cristo, come facesti tu con i pastori, con Simeone, con i magi d’Oriente, e con mille altri anonimi personaggi che attendevano la redenzione» (Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo).
Flavio Facchin omi