Lettera circolare del Procuratore – Natale 2015

Carissimi,

raggiungano, queste righe, ciascuno nel quotidiano del proprio vivere e trasmettano la comunione gioiosa nostra e di tutti quelli che in un modo o nell’altro fanno parte della nostra grande famiglia missionaria.
Questa immagine natalizia che spero vi piaccia, ci arriva dall’Africa occidentale, dal Burkina Faso, dove i cristiani sono circa il 30 % della popolazione. Il loro genio artistico e le loro tecniche di tintura delle stoffe, hanno così espresso la loro fede nel mistero dell’incarnazione di Gesù, segno dell’amore di Dio per ogni uomo, senza distinzioni di razza di cultura, di rango sociale e di religione. Il messaggio del Natale è messaggio di pace e di fratellanza universale.
In Italia, questa buona notizia è giunta secoli e secoli prima che nel Burkina o nel Senegal e la Guinea Bissau e ha mosso l’animo e il talento di artisti di fama mondiale a esprimere questo messaggio di pace con opere di pittura, musica e quant’altro. Le loro opere sono universalmente riconosciute quale patrimonio storico e culturale del genere umano e il mondo intero viene ad ammirarle nei nostri musei e nelle nostre chiese.
Ebbene, stupisce e sconcerta che qualcuno arrivi a pensare che il Natale e il suo messaggio vada taciuto perché potrebbe disturbare la sensibilità di chi segue un cammino religioso diverso o non ne segue alcuno. Negli anni vissuti in Senegal ho assistito ammirato a qualcosa che vorrei si potesse vivere nella nostra cosiddetta civiltà oggi e domani: Musulmani e cristiani si fanno gli auguri, reciprocamente nelle feste religiose importanti dell’una e dell’altra religione. L’agnello della Tabaski è offerto dai fedeli dell’Islam anche ai vicini e amici cristiani e i cristiani offrono anche ai musulmani Ngalakh nella giornata del venerdì santo.
Ma è proprio corretto e civile pensare che il rispetto gli uni degli altri nella diversità debba necessariamente essere vissuto in negativo, trincerandosi ciascuno nelle proprie posizioni? Non sarebbe forse più umano e più positivo, imparare la via dell’accoglienza dell’altro facendosi raccontare i suoi valori? Dobbiamo imparare a scoprire e apprezzare i valori degli altri e offrire il racconto dei nostri, con libertà e senza secondi fini, piuttosto che tollerarci a malincuore mentre alimentiamo più o meno intenzionalmente indifferenza se non diffidenza.

Forse il Natale di quest’anno nel particolarissimo contesto mondiale nel quale viviamo, può insegnarci proprio il valore dell’accoglienza reciproca. E’ questo il vero Natale: Dio che si fa bambino assume la vita di una famiglia concreta, di un popolo con la sua cultura, la sua tradizione particolare, il suo cammino religioso. Ma poi, diventato uomo, con il suo Vangelo ci insegna a trascendere il particolare, senza annullarlo, ma vivendolo con apertura verso ogni altro particolare.
Il Natale accolto e vissuto, ci fa umanità nuova.

 

P. Adriano Titone OMI 

(Procuratore delle Missioni Estere)